Animalismo e Antropocentrismo
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Informazioni aggiuntive
Dimensioni | 15 × 21,5 cm |
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Autore | |
Lingua | Italiano |
Versione | |
Numero Pagine | 144 |
ISBN | 978-88-6497-062-2 |
Categoria | Costume e Società, Saggistica |
DESCRIZIONE LIBRO
Quanto è disposto a rallentare un automobilista se vede un serpente traversargli la strada? Dal tipo di risposta possiamo conoscere il grado di esistenza oppure l'inesistenza del sentimento di "compassione" verso gli animali. La compassione ha per noi occidentali un significato diverso dagli orientali, segnatamente buddhisti, per i quali questo moto dell'anima va inteso nel senso letterale di "sentire comune". Con tutti i viventi, e quindi anche coi serpenti.Per noi invece compassione sta per "avere pietà" e non incrudelire su alcun vivente. Certamente molti saprebbero pigiare sul freno vedendo un cane o un gatto traversare il nastro d'asfalto, ma se si trattasse di una lunga biscia verdegialla? Forse comincerebbero i distinguo: cane no, serpente si; probabilmente penseremmo di avere il diritto di decidere della vita o della morte del rettile, e certo, se lo risparmiassimo, nonostante il ribrezzo che ci suscita, ci sentiremmo buoni, anzi magnanimi. Quasi fossimo re del creato, e decidessimo noi, e solo noi, chi deve vivere e chi deve morire, e quando e perchè. Per contrastare tale atteggiamento arrogantemente antropocentrico, nel 1978 è stata creata la Dichiarazione universale dei Diritti degli Animali, che nonostante i suoi nobili propositi ha avuto scarsa applicazionesu scala mondiale. L'antropocentrismo, cioè la presunzione dell'uomo di essere misura e centro della compagine degli esseri viventi, lo ha portato alla autoassoluzione dalle sue ingiustizie, crudeltà, sopraffazioni sugli animali, da lui considerati inferiori o incapaci di soffrire e sentire.
Questo saggio vuol essere un manifesto per una moderna etica verso gli animali, alla luce delle recenti conoscenze di etologia circa le loro capacità di esseri senzienti in grado di avvertire il dolore e di soffrire e soprattutto sulla rivalutazione delle loro potenzialità psichiche. In questo lavoro, gli animali, cessate le antropocentriche qualifiche di utili-inutili-dannosi-feroci-buoni-cattivi, riacquistano il loro antico posto nella scala naturale dei viventi, gli vengono riattribuiti i doni dello psichismo e della sensibilità, e gli è riconosciuta la meravigliosa dote di quella "innocenza genetica" che l'uomo, forse proprio perchè autopromosso sapiens, ha perduto.
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